
Civita di Bagnoregio, un ponte tra l’uomo e le nuvole
di Daniele Biacchessi – Foto di Edy Giraldo
Il viaggio che vi propongo oggi sta nel cuore della via Francigena, in quel tratto che da Acquapendente va a Roma, passando per Montefiascone.
La zona è tra le più belle e poco conosciute d’Italia: la Tuscia.
La bellezza è dietro l’angolo, giusto a metà strada tra Firenze e Roma, in mezzo alle campagne della provincia di Viterbo.
Lo scrittore Bonaventura Tecchi la aveva descritta come “la città che muore”.
A vederla da lontano, magari all’alba, tra le nuvole basse, Civita di Bagnoregio sembra appesa ad un filo sottile che la tiene erta sui calanchi in mezzo ad un paesaggio da fiaba, in un’area tra il lago di Bolsena e la valle del Tevere.
La avevano fondata gli Etruschi. Già 2500 anni fa dovettero combattere l’erosione della terra, le frane e le scosse telluriche. Poi arrivarono i romani che completarono le imponenti opere di canalizzazione delle acque piovane e di contenimento dei torrenti avviate dagli etruschi.
Da allora Civita ha resistito all’urto del tempo, e oggi per raggiungerla bisogna attraversare a piedi il ponte di cemento armato lungo 200 metri costruito nel 1965, il solo manufatto dell’uomo che la collega al mondo.
Per il resto, la collina su cui si poggia il paese si sta lentamente ma inesorabilmente sgretolando a causa della fragilità del terreno argilloso.
Eppure il fascino di Civita di Bagnoregio sta proprio in questo suo stato provvisorio, al contempo eterno, dove tempo e spazio pare si siano fermati per sempre nelle storie del passato dell’uomo.